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dai GIORNALI di OGGI

il gruppo torinese non parteciperà al vertice di oggi a Berlino

Fiat: "Per Opel non chiedeteci di più"

Bild: "Magna può gettare la spugna"

Nota del Lingotto: "Siamo interessati ad un accordo, ma non possiamo prenderci rischi inusuali"

2009-05-29

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Dalessandro Giacomo

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

CORRIERE della SERA

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2009-05-29

il gruppo torinese non parteciperà al vertice di oggi a Berlino

Fiat: "Per Opel non chiedeteci di più"

Bild: "Magna può gettare la spugna"

Nota del Lingotto: "Siamo interessati ad un accordo, ma non possiamo prenderci rischi inusuali"

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L'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne (Afp)

L'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne (Afp)

BERLINO - Ora basta. La nostra offerta è sul tavolo, non chiedeteci di più. Fiat non vuole rinunciare a Opel e crede ancora nella potenziale fusione e "riafferma il suo interesse alla ricerca di un possibile accordo". Ma non avendo avuto il tempo necessario per una valutazione della situazione finanziaria dell'azienda tedesca non può prendersi "rischi inusuali". Ricorda le proposte fatte e aggiunge: "di più non ci può essere richiesto". Spiega cosi in una nota che non parteciperà alle riunioni che il governo tedesco sta cercando di organizzare a Berlino per oggi "che hanno come unico argomento all'ordine del giorno il supporto finanziario di urgenza ad Opel".

ULTIME RICHIESTE - Nella nota, la Fiat "riafferma il suo interesse alla ricerca di un accordo con General Motors per la possibile fusione delle proprie attività automobilistiche con quelle di Opel", che porterebbe alla creazione del secondo produttore automobilistico in Europa. "Il piano proposto da Fiat - prosegue la nota - limiterebbe i costi sociali del processo di integrazione e al tempo stesso consentirebbe di ottenere significative sinergie attraverso la condivisione di piattaforme, componenti, motori e trasmissioni". La ricerca di un partner per Opel, iniziata da Gm e proseguita dal governo tedesco, "è stato un processo complicato e difficile", sottolinea Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat. "Siamo coinvolti in queste attività da un certo numero di settimane - aggiunge - (...) ma le questioni emerse nelle ultime fasi del negoziato tra martedì e mercoledì ci hanno sorpreso negativamente, dal momento che non eravamo stati informati di certi dati e informazioni finanziarie chiave che consideriamo essenziali per la formulazione di un'offerta di fusione seria". Perciò, Fiat "non ha avuto pieno accesso alle informazioni contabili di Opel per determinare con esattezza la situazione finanziaria della stessa Opel e poter così formulare un'offerta di fusione che tenga in considerazione sia le esigenze di General Motors come venditore che quelle di Fiat". "Le richieste dell'ultima ora costringerebbero, fra l'altro, Fiat a sostenere finanziariamente Opel nell'immediato - spiega il comunicato della casa torinese - mentre il governo tedesco determina i tempi e le altre condizioni del finanziamento ponte, esponendo così Fiat a rischi non necessari e irragionevoli". Senza il tempo necessario a una "valutazione di business" e le "usuali attività di due diligence". Marchionne ribadisce quindi l'offerta di "apportare le nostre attività automobilistiche senza debiti", ma "di più non ci può essere richiesto". Alla luce di queste considerazioni - conclude la nota - "Fiat ha deciso di non partecipare alle riunioni che il governo tedesco sta cercando di organizzare a Berlino per venerdì 29 maggio".

MAGNA - La lettera di Marchionne è anche una risposta alle voci che arrivano da Berlino, dove rimbalza la voce che il gruppo austro-canadese Magna, ma con un importante socio russo nel capitale, il colosso AvtoGaz, è ancora in "pole position" per l'acquisto della Opel. Lo ha detto il ministro del Lavoro tedesco, Olaf Scholz (Spd), al quotidiano Berliner Zeitung.

Tuttavia secondo la Bild online il gruppo austro-canadese Magna potrebbe invece gettare la spugna nella corsa all'acquisizione della Opel. Secondo l'edizione online del tabloid tedesco, i vertici della Magna sono impegnati da questa mattina alle 6, nell'hotel Adlon di Berlino, nelle trattative per la Opel con i manager della casa madre General Motors (Gm). Secondo il quotidiano la Gm continua a presentare sempre nuove richieste. "La Magna è ad un passo dal gettare la spugna".

LA DECISIONE - Una situazione quella attuale che mette a rischio lo stesso vertice che si sarebbe dovuto tenere oggi per decidere il futuro di Opel. Il super-vertice sul futuro della Opel si terrà oggi solo se c'è da discutere qualcosa: aspettiamo una lettera d'intenti tra i possibili investitori e gli altri interlocutori, altrimenti non ha senso riunirsi ha detto il vice portavoce del governo tedesco, Thomas Steg. "Eravamo d'accordo che oggi si discutessero i risultati delle trattative tra i possibili investitori e gli interlocutori negli Usa", ha spiegato il portavoce. "Visto che la Fiat attualmente non ha da presentare novità in merito, non sorprende che abbia rinunciato all'incontro", ha aggiunto Steg. La Fiat tuttavia non è definitivamente fuori dalla gara per l'acquisto della Opel. "Tutto dipende dall'esito delle trattative che la Magna sta intrattenendo con la Gm e il governo americano", ha concluso Steg.

Il governo tedesco intende concedere alla Opel un prestito ponte per un massimo di 1,5 miliardi di euro ha detto ancora Steg. "Oltre questa cifra, il governo non è disponibile", ha sottolineato il vice portavoce. Il salvataggio della Opel ha detto ancora Steg "non sarà ad ogni costo".

29 maggio 2009

REPUBBLICA

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2008-05-29

Per il ministro del Lavoro tedesco "canadesi in pole position". Poi la frenata

Marchionne: "Interesse, ma niente rischi inusuali". Potrebbe saltare il vertice di Berlino

Fiat, l'acquisto Opel si allontana

e anche Magna minaccia il ritiro

di PAOLO GRISERI

Fiat, l'acquisto Opel si allontana e anche Magna minaccia il ritiro

Marchionne dice basta e annuncia che la Fiat non parteciperà agli incontri previsti oggi a Berlino con i pretendenti della Opel. E il governo tedesco si dice "non sorpreso dal ritiro di Torino". Tanto che, aggiunge un portavoce della Cancelleria "a questo punto non è detto che si tenga il vertice previsto per oggi. Si farà solo se ce n'è bisogno". Anche perché la stessa Magna sarebbe intenzionata a diesertare l'incontro giudicando "inaccettabili" le ulteriori riochieste di Berlino. L'irritazione del Lingotto nasce dal vero e proprio suck arabo messo in piedi dal governo tedesco per strappare l'ultima concessione a Fiat e Magna nella speranza di far pagare ai nuovi acquirenti i buchi di bilancio lasciati dalla casa di Russelsheim.

L'ultima richiesta, quella di spendere 350 milioni di euro per aiutare le casse del governo di Berlino a far fronte alle richieste di Gm, ha fatto traboccare il vaso. "Siamo interessati a un progetto industriale", dice Marchionne in una dichiarazione che potrebbe preludere all'abbandono. Il pressing dei ministri socialdemocratici che ancora questa mattina tifano apertamente per Magna (e soprattutto per i rubli dell'ex cancelliere Schroeder, alleato dei russi), non deve aver migliorato l'umore dell'ad del Lingotto. La mossa di Torino sembra dunque l'ultimo tentativo di fare chiarezza. "Abbiamo fatto quello che dovevamo fare", dice il presidente del gruppo Luca Cordero di Montezemolo. "Se ci saranno le condizioni, bene. Oltre non possiamo andare".

E' evidente che se la Fiat si ritirasse, Berlino non potrebbe più continuare all'infinito il gioco del rilancio e, a questo punto, sarebbe costretta all'alleanza con Magna. Una scelta non priva di controdindicazioni per la presenza, tra gli alleati del gruppo austro-canadese, dell'oligarca Oleg Deripaska, persona non gradita negli Usa. Se, come è probabile, nella nuova Opel Gm manterrà una quota, l'alleanza con Deripaska potrebbe creare qualche imbarazzo a Washington. L'imbarazzo aumenterebbe se a ritirarsi fosse anche la cordata austro-russo-canadese. A quel punto infatti Berlino rimarrebbe con un pugno di mosche. E non potrebbe certo gestire da sola la Opelò senza violare le regole europee che impediscono gli aiuti di stato, la cosiddetta soluzione ponte che avrebbe il solo vantaggio di nascondere la cenere sotto il tappeto in attesa delle elezioni di settembre.

(29 maggio 2009)

 

 

L'UNITA'

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2009-05-29

Opel, Stop di Marchionne: "Non ci possono chiedere di più"

"Siamo interessati, ma non ci assumeremo rischi inusuali", dice l'Ad di Fiat, Sergio Marchionne: "La ricerca di un partner per Opel, iniziata da General Motors e che ha poi coinvolto il Governo tedesco a causa della richiesta di sostegno finanziario, è stato un processo complicato e difficile - ricorda Marchionne - Siamo coinvolti in queste attività da un certo numero di settimane ed abbiamo cercato di soddisfare in maniera responsabile le richieste che provenivano da varie parti interessate al processo di selezione". E però, spiega l'ad di Marchionne: "Le questioni emerse nelle ultime fasi del negoziato tra martedì e mercoledì ci hanno sorpreso negativamente dal momento che non eravamo stati informati di certi dati ed informazioni finanziarie chiave che consideravamo essenziali per la formulazione di un'offerta di fusione seria".

Fiat SpA quindi ha deciso di non partecipare alle riunioni che il Governo tedesco tra cercando di organizzare a Berlino per oggi e che hanno come unico argomento all'ordine del giorno il supporto finanziario di urgenza di Opel. Fiat rimane disponibile ed impegnata a continuare le discussioni con tutte le parti interessate in modo da trovare una soluzione stabile e duratura per le attività industriali del gruppo Opel.

"Data la natura del processo e la sua durata estremamente limitata, Fiat - sottolinea Marchionne - non ha avuto pieno accesso alle informazioni contabili di Opel per determinare con esattezza la situazione finanziaria della stessa Opel e poter così formulare un'offerta di fusione che tenga in considerazione sia le esigenze di General Motors come venditore che quelle di Fiat".

Le richieste dell'ultima ora costringerebbero, fra l'altro, Fiat a sostenere finanziariamente Opel nell'immediato, "mentre il Governo tedesco determina i tempi e le altre condizioni del finanziamento ponte, esponendo così Fiat - attacca l'ad del gruppo torinese - a rischi non necessari e irragionevoli. Non è infatti ragionevole ritenere che Fiat, dopo aver fatto una prudente valutazione di business ed una attenta considerazione dei propri interessi, possa finanziare un gruppo le cui condizioni finanziarie allo stato rimangono ignote".

Il poco tempo fra questa richiesta e la data entro cui deve essere assunto il relativo impegno non consentirebbe di portare avanti la due diligence: "Rimaniamo impegnati a cercare di trovare modi per venire incontro alle richieste di General Motors e del Governo tedesco - continua Marchionne - Ma l'emergenza della situazione non può forzare Fiat ad assumere rischi del tutto inusuali".

"Abbiamo già offerto di apportare le nostre attività automobilistiche senza debiti, in modo da conferire al nuovo Gruppo non solo una base patrimoniale solida ed assolutamente necessaria, ma anche i flussi di cassa derivanti da queste nostre attività che avrebbero aiutato a stabilizzare la situazione finanziaria del nuovo Gruppo durante la fase transitoria e nel successivo processo di integrazione. Di più non ci può essere chiesto".

Intanto la cancelliera tedesca Angela Merkel non esclude il fallimento di opel anche se "stiamo facendo tutto il possibile per trovare un'altra soluzione". In un'intervista al settimanale tedesco Der Spiegel Merkel ribadisce anche che l'ipotesi di una partecipazione diretta dello stato nella opel è fuori discussione e critica il governo americano. Per salvare la Opel, aggiunge, va intensificata ancora di più la collaborazione con gli americani. "Sicuramente ci sono possibilità di incrementarla ancora", ha indicato, mentre ha respinto le critiche del partito socialdemocratico spd contro il ministro dell'economia karl-theodor zu guttenberg che "non fa altro che il proprio dovere quando difende sia il mantenimento dei posti di lavoro sia i soldi dei contribuenti".

29 maggio 2009

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-05-29

Fiat diserta il vertice di Berlino: non possiamo sostenere Opel

Anche Magna pensa al ritiro

di Mario Cianflone

29 maggio 2009

Berlino minaccia di annullare vertice su Opel

Il comunicato di Fiat

Gm, deciso il chapter 11

Opel, Gm chiede altri 300 mln. Magna: pronti ad anticiparli

I concessionari tedeschi offrono 500 milioni di euro per una quota di Opel

Fiat-Opel, ecco le sinergie possibili

Chrisler, accordo in giornata

La campagna del Lingotto e la lezione Pirelli

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Il Lingotto ribadisce l'impegno per la Casa di Russelheim ma rifiuta le richieste del governo tedesco che esporebbero Fiat a rischi "non necessari e irragionevoli". Secondo il ministro del Lavoro tedesco, Magna è in pole position. Oggi si terrà un nuovo vertice dopo quello di ieri concluso con un nulla di fatto

"Fiat ha deciso di non partecipare alle riunioni che il Governo Tedesco sta cercando di organizzare a Berlino per oggi, venerdì 29 maggio, e che hanno come unico argomento all'ordine del giorno il supporto finanziario di urgenza ad Opel. La casa rimane disponibile ed impegnata a continuare le discussioni con tutte le parti interessate in modo da trovare una soluzione stabile e duratura per le attività industriali del gruppo Opel". Con queste parole in una nota il Lingotto annuncia il proprio disappunto e la decisone di stare a guardare non partecipando all'incontro previsto alla cancelleria. Ed è una nota che ha tutto il sapore del ritiro dalla gara per Opel nonostante le dichiarazioni di essere comunque interessata a cercare un accordo con Gm e la bontà industriale, anche sotto il profilo occupazionale del proprio piano per il recupero della casa del Lampo. Nel frattempo dalla Bild si apprende che anche Magna sarebbe pronta a fare un

passo indietro nella battaglia per Opel. Questo nonostante il ministro del lavoro tedesco si sia espresso a favore del piano della multinazionale austro-canadese specializzata in componenti e assemblaggio di auto in conto terzi.

Fiat non intende assumersi rischi inutili e finanziariamente dannosi. La "rottura" - si legge nella nota è tutta nelle "richieste dell'ultima ora costringerebbero, fra l'altro, Fiat a sostenere finanziariamente Opel nell'immediato, mentre il Governo Tedesco determina i tempi e le altre condizioni del finanziamento ponte, esponendo così Fiat a rischi non necessari e irragionevoli Non è infatti, ragionevole ritenere che Fiat, dopo aver fatto una prudente valutazione di business ed una attenta considerazione dei propri interessi, possa finanziare un gruppo le cui condizioni finanziarie allo stato rimangono ignote. ll poco tempo fra questa richiesta e la data entro cui deve essere assunto il relativo impegno non consente poi che si possano completare le usuali attività di due diligence".

Fiat, in buona sostanza, è pronta a tirarsi indietro perchè le condizioni sono diventate insostenibili. Dure le parole di Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat : "Siamo coinvolti in queste attività (gli incontri per raggiungere a un accordo, ndr) da un certo numero di settimane ed abbiamo cercato di soddisfare in maniera responsabile le richieste che provenivano dalle varie parti interessate al processo di selezione. Le questioni emerse nelle ultime fasi del negoziato tra martedì e mercoledì ci hanno sorpreso negativamente dal momento che non eravamo stati informati di certi dati ed informazioni finanziarie chiave che consideriamo essenziali per la formulazione di un'offerta di fusione seria. Data la natura del processo e la sua durata estremamente limitata, Fiat non ha avuto pieno accesso alle informazioni contabili di Opel per determinare con esattezza la situazione finanziaria della stessa Opel e poter così formulare un'offerta di fusione che tenga in considerazione sia le esigenze di General Motors come venditore sia quelle di Fiat".

Fiat, dunque, frena. e non intende buttarsi in un'operazione rischiosa dai contorni che giorno dopo giorno diventano indefiniti. "Rimaniamo impegnati - continua Sergio Marchionne - a cercare di trovare modi per venire incontro alle richieste di General Motors e del Governo Tedesco ma l'emergenza della situazione non può forzare Fiat ad assumere rischi del tutto inusuali. Abbiamo già offerto di apportare le nostre attività automobilistiche senza debiti, in modo da conferire al nuovo Gruppo non solo una base patrimoniale solida ed assolutamente necessaria, ma anche i flussi di cassa derivanti da queste nostre attività che avrebbero aiutato a stabilizzare la situazione finanziaria del nuovo Gruppo durante la fase transitoria e nel successivo processo di integrazione. Di più non ci può essere richiesto".

La porta comunque non è chiusa. Anzi, Fiat "riafferma - si legge nella nota - la propria determinazione a perseguire il suo obiettivo strategico di partecipare al processo di consolidamento del settore automobilistico in Europa, e considera la potenziale fusione con Opel un eccellente strumento per dare luogo alla costituzione del secondo produttore automobilistico in Europa con una presenza geografica globale e tutte le risorse tecniche, manageriali e finanziarie necessarie per competere nell'attuale contesto di mercato".

Contrasti tra Washington e Berlino

"Sul futuro di Opel sono General Motors e il governo tedesco a trattare, non il Tesoro americano e Berlino". A complicare i rapporti le divergenze sulle richieste di finanziamento di Gm per Opel: secondo le autorità tedesche la casa americana ha alzato la posta all'ultimo momento chiedendo non più 1,5 miliardi di euro ma oltre 300 milioni in più, facendo così salire l'impegno di Berlino a complessivi 1,8 miliardi di euro. L'amministratore delegato di Gm, Fritz Henderson, afferma che la società non ha chiesto ulteriori finanziamenti: i 300 milioni che hanno bloccato di fatto le trattative per Opel sono frutto di un malinteso. Assumendosi "la responsabilità della confusione venutasi a creare" Henderson spiega che degli 1,5 miliardi di dollari chiesti Gm ne vuole 450 milioni in pagamenti anticipati.

Il Lingotto ribadisce l'impegno per la Casa di Russelheim ma rifiuta le richieste del governo tedesco che esporebbero Fiat a rischi "non necessari e irragionevoli". Secondo il ministro del Lavoro tedesco, Magna è in pole position. Oggi si terrà un nuovo vertice dopo quello di ieri concluso con un nulla di fatto

"... PAGINA PRECEDENTE

Il governo tedesco riteneva invece che ne fossero sufficienti 100 di milioni: da qui il malinteso sulla cifra, che resta invece "invariata - afferma Henderson - a 1,5 miliardi". "Opel è divenuta un ago della bilancia nelle relazioni fra Germania e Stati Uniti" spiegano alcuno osservatori, osservando come se da un lato i tedeschi non si sentono presi abbastanza sul serio dagli americani, dall'altra parte Washington si trova a gestire la maggior bancarotta della storia, quella di Gm, e quindi potrebbe essere spinta a considerare Opel marginale. Così come marginali potrebbero sembrare agli americani - aggiungono gli analisti - gli 1,5 miliardi di euro che il governo tedesco potrebbe sborsare.

Il Tesoro americano, per facilitare la ristrutturazione di Gm e la sua emersione da una probabile bancarotta, si appresta a sborsare intorno ai 30 miliardi di dollari, oltre ai 19,4 miliardi già concessi alla casa automobilistica. "Se non fossero in programma le elezioni in germani il prossimo settembre, la partita Opel - osservano gli analisti - si sarebbe già chiusa e Opel sarebbe stata fatta fallire". Invece la campagna elettorale tedesca e l'impegno del presidente americano Barack Obama nei confronti dei lavoratori, ma anche di un'economia con una disoccupazione alle stelle, fanno sì che il caso Opel sia - spiegano - soprattutto politico. La prossima settimana, quando per sia per Opel sia per Gm si sarà trovata probabilmente una soluzione, Obama si recherà in Germania.

L'insolvenza di Opel

Il ministro dell'Economia Tedesco, Karl-Theodor zu Guttenberg (Csu), non ha escluso un'insolvenza della Opel se gli Stati Uniti non daranno risposte concrete, questo pomeriggio, alle domande sollevate dal governo tedesco. Intervistato nella tarda serata di ieri dall'emittente tv Zdf, Guttenberg ha spiegato che - in mancanza di risposte dagli Usa - un'insolvenza della General Motors potrebbe significare anche un'insolvenza della Opel. "Noi abbiamo le idee molto chiare su dove vogliamo arrivare e sul grado di rischio che siamo disposti ad accettare", ha detto il ministro, osservando che queste condizioni devono essere rispettate. Tra i punti ancora aperti, c'è la questione dei finanziamenti ponte che verrebbero accordati nell'ambito di un'eventuale amministrazione fiduciaria e la concessione di garanzie pubbliche sul debito per aiutare il futuro acquirente della casa automobilistica. L'ultimatum del governo tedesco agli Usa era stato affidato ieri al governatore dell'Assia, Roland Koch (Cdu), il Land in cui si trovano lo stabilimento principale ed il quartier generale della Opel, a Ruesselsheim: gli interlocutori americani nelle trattative sul futuro della Opel dovranno dare una risposta alle domande sollevate dal governo tedesco "entro domani alle ore 14".

29 maggio 2009

 

 

 

 

Berlino minaccia di annullare vertice su Opel

29 maggio 2009

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A rischio l'incontro al vertice previsto nel tardo pomeriggio per Opel. Un portavoce del Governo tedesco ha affermato che la riunione avrà luogo solo se i potenziali investitori e General Motors concorderanno sui punti principali e se presenteranno proposte "concrete". Il Governo si aspetta anche che i partecipanti presentino lettere di intenti per Opel. Dalle 14.00 la segreteria di Stato esaminerà a che punto sono i negoziati, poi verrà deciso se avrà luogo un incontro al vertice tra la cancelliera Angela Merkel, i ministri e i premier dei Laender coinvolti con i rappresentanti del Governo americano e Magna. Fiat ha già detto che non parteciperà.

29 maggio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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